Protettori della casa, divinità, spiriti malvagi: i gatti nella storia e nelle varie culture hanno avuto ruoli molto diversi. Ad esempio è vero che nel Medioevo venivano perseguitati?
Se dovessimo raccontare tutto quello che c’è da dire sul ruolo del gatto nella storia, non ci basterebbe un libro, ma un animale così iconico e così radicato nella nostra cultura e nel nostro immaginario merita di essere raccontato balzando un po’ dalla storia, alla cultura, dalla mitologia ai media moderni.
Ecco il gatto nella storia in 5 momenti.
I gatti nell’Antico Egitto? Protettori della casa e dei granai
Famoso è il rapporto degli Antichi Egizi con i gatti.
Dal Periodo Predinastico gli Antichi Egizi cominciano ad addomesticare i gatti perché proteggano i granai e non solo cacciando i topi e altri parassiti.
Dal XVI secolo A.C. in poi i gatti diventano anche compagni nella vita domestica, tant’è che spesso li troviamo raffigurati insieme a figure femminili come rappresentazione della fertilità e a protezione della casa.
Questo perché nei gatti convivono due lati che gli Antichi Egizi amavano: era fieri combattenti quando dovevano proteggere la casa dai nemici, ma anche affettuosi e fedeli con padroni e prole.
In realtà le divinità egizie con sembianze di felini sono diverse, ma la più famosa è sicuramente Bastet, protettrice della casa, della prole e della femminilità.
Ad ogni modo per gli Antichi Egizi i gatti erano sacri: nelle famiglie benestanti venivano mummificati e i loro corpi venivano custoditi in sacrofaghi: al Museo Egizio di Torino ne trovate alcuni esempi.
Chi uccideva un gatto si guadagnava l’odio della gente comune: Diodoro Siculo racconta che nel 60 a.C. un cittadino romano venne linciato dalla folla proprio perché aveva ammazzato un gatto.
Tuttavia questo culto per gatti ha anche un risvolto inquietante. La Stampa ci racconta che in alcune tombe sono state trovate mummie di gatti in tenerissima età, uccisi proprio per poter essere sepolti. Lo scopo era propiziarsi le divinità.
Medioevo: no, non venivano sterminati
Se cercate informazioni sui gatti nel Medioevo troverete un sacco di informazioni su come venissero perseguitati e sterminati in quanto servi del demonio e correlati alla stregoneria. In realtà questa è una fake news: i gatti anche nel Medioevo facevano parte della vita domestica di tutti.
I gatti venivano considerati come animali utili nelle campagne per cacciare i topi e altri parassiti: erano però animali non proprio addomesticati. Andavano e venivano come volevano e ogni tanto ottenevano un po’ di cibo dai loro umani di riferimento.
Venivano tenuti in gran conto anche nei monasteri oltre che coccolati e vezzeggiati nelle case di nobili e benestanti.
Si dice che in una bolla papale del 1233 Papa Gregorio IX avesse condannato i gatti neri allo sterminio. Peccato che non sia vero: si condanna invece gli appartenenti a una setta che a quanto pare nei suoi riti coinvolgeva anche i gatti.
Se poi c’è qualche testimonianza a prova della correlazione tra gatti, soprattutto neri, e stregoneria ricordiamoci che le persone venivano torturate per estorcere loro confessioni di qualsiasi tipo.
Alessandro Barbero ne ha parlato a Superquark sfatando appunto un mito ben radicato sul Medioevo e il gatto nella Storia.
Viva il gatto nero! Attenti a quello bianco
Esiste un proverbio inglese che dice: “Quando il gatto di casa è nero, La ragazza senza amore non resterà davvero.” Geoffrey Chaucer (1343-1400) scrive ne I Racconti di Canterbury
“Prendete un gatto, e nutritelo bene con latte E carne tenera, e che sia di seta il suo giaciglio, E che veda un topo andare lungo il muro: Subito dimentica latte, e carne e quant’altro, E ogni bocconcino che ci sia in casa, Tale è la brama che ha di divorarsi il topo.”
Un’altro detto gaelico dice: “Bacia il gatto nero, E ti farà grasso: Bacia il gatto bianco, E ti farà magro.”
Insomma addirittura mentre il gatto nero porterebbe fortuna, difenderebbe dalle malattie, renderebbe matrimonio vita famigliare felice, il gatto bianco, forse per il suo aspetto spettrale, porterebbe sfortuna.
Anche questa leggenda del gatto nero latore di malasorte non ha motivo di esistere. (E, ci teniamo a precisarlo, nemmeno nemmeno quella sui gatti bianchi o su qualsiasi altro colore.)
Giappone: il benvenuto del gatto
Un gatto con un sorriso sornione e una zampa alzata: ti dice qualcosa?
È il maneki neko, il gatto portafortuna che ha origine proprio in Giappone.
Infatti sembra che i giapponesi abbiano da sempre una vera passione per i gatti: Hello Kitty vi dice niente?
In questo articolo sul gatto nella storia e cultura del Giappone ci racconta come la prima attestazione in un documento ufficiale avvenne nel 887 d.C. L’imperatore Uda scrive come a corte fosse presente un gatto nero.
I gatti in Giappone sono probabilmente arrivate dalla Cina tramite le navi: qui erano molto utili perché cacciavano i topi portatori di malattie e quindi pericolosi per l’uomo.
È interessante come anche in Giappone i gatti abbiamo una doppia declinazione: amati, coccolati e vezzeggiati, addirittura messi alla guardia di templi; ma anche temuti. Nel folklore e nelle leggende giapponesi infatti esistono molte creature spaventose che assumono la forma di un gatto.
Notevole è la figura di Kasha, che ruba i cadaveri per mangiarli o per trasformarli in fantocci: potete vedere Kasha in questo articolo.
I gattini dell’internet: felini tutti da condividere
Non potevamo non parlare della relazione amorevole, quasi ossessiva, che internet ha con i gatti: li postiamo, li condividiamo, li trasformiamo in meme, perdiamo un sacco di tempo a commentare quanto sono buffi.
Ad esempio ti sarà sicuramente ti sarà capitato di vedere un’immagine con protagonista un gatto imbronciato: si chiama Grumpy Cat ed è esistito davvero. Su Facebook nel 2023 aveva 8 milioni di ‘Mi piace’.
C’è chi ha indagato sul perché i gatti su internet ci piacciano tanto: le teorie sono varie e ne parla anche il Post in un articolo dedicato ai gattini e a internet. Wikipedia ha dedicato una pagina intera, in inglese, alla questione.
Una delle ipotesi è che mentre i padroni di cani possono socializzare là fuori grazie alle passeggiate e alle aree cani, confrontandosi con altri proprietari, chi ha un gatto crea la propria comunità su Internet: insomma il web sarebbe la loro area-gatti.
Insomma i gatti hanno accompagnato l’uomo per millenni portando con sé significati, simboli e valenze diverse in ogni cultura.
Il gatto nella storia è passato dall’essere una divinità protettrice della casa alla mascotte di internet: se anche per te è arrivato il momento di adottare un gatto Empethy può aiutarti a scegliere un nuovo protettore per la tua casa e un nuovo compagno di vita, con la sua lista di animali da adottare.